Feltrinelli Editore
pagine 192
In breve
Come avviene la rivoluzione in Iran? Quali sono le sue origini? Quali saranno gli esiti? Cosa può offrire Khomeini più dello scià, che aveva promesso di “creare un’altra America nel corso di una sola generazione”? Troviamo tutte queste domande nel libro di Kapuscinski
Il libro
Chiuso nella stanza di un albergo ormai deserto di Teheran, Ryszard Kapuscinski cerca di ricavare un senso dalla massa di appunti, fotografie e registrazioni che ha accumulato durante il suo lungo soggiorno in Iran. In un libro appassionante, in cui la cronaca diviene storia senza perdere nulla della sua umana immediatezza, il famoso reporter ricostruisce il lento ma inesorabile procedere degli avvenimenti che hanno portato alla rivoluzione khomeinista: l’incerta ascesa al potere dello scià, la sua euforica prepotenza in seguito alle scoperte petrolifere, il clima di terrore e repressione instaurato dalle brutali forze di polizia della Savak e il progressivo rifugiarsi del popolo nelle moschee, tra le braccia dei mullah e dell’islam, unica istituzione ritenuta in grado di proteggere dalla violenza cieca del potere centrale di Teheran
Approfondimento
Nell’anno drammatico della rivoluzione, Kapuscinski è in Iran per uno dei suoi più brillanti e memorabili reportage, in cerca di risposte. E riesce a temperare, con impeccabile stile, la complessa ricostruzione storico-giornalistica con un’appassionante capacità narrativa. Non fa lezione, non sale in cattedra. Al lavoro nella sua stanza d’albergo, ingombra di giornali, di ritagli, di foto, filmati e nastri registrati, ricostruisce il quadro degli eventi, delle premesse che li hanno provocati e delle situazioni che si preparano. Il suo puzzle rigoroso è sempre filtrato dalla sensibilità e da un’umanità profonda. Verso la fine del libro, si confessa incapace di capire alcuni aspetti: per esempio, un certo singolare rapporto del popolo iraniano con il sangue e la morte. È questa una nota drammatica e perplessa, dopo tanta finezza di comprensione e tanta compassione per le sofferenze osservate. Ma ecco subito l’altra faccia della medaglia, descritta nella meravigliosa conclusione del libro. Lo scrittore, alla fine della sua fatica, va a trovare Ferdousi, un venditore di tappeti colto e gentile che gli dice, tra l’altro: “Che abbiamo dato al mondo, noi persiani? La poesia, la miniatura, il tappeto. Cose produttivamente inutili, che non rendono più facile la vita, ma semplicemente l’abbelliscono, sempre che una distinzione del genere abbia senso. Abbiamo dato al mondo questa meravigliosa inutilità. Ma è attraverso di essa che abbiamo espresso la nostra vera natura di vedere il pericolo, capiscono improvvisamente di non esserne immuni”.
Un commento di Gherardo Colombo
Un libro sugli eventi dai quali iniziò la nascita dell’Iran di oggi. E’ il punto di vista di chi non era iraniano, non faceva parte della parte agiata della popolazione, non ha partecipato alla rivoluzione che ha deposto lo Shah. Ed aveva però tanta capacità di vedere e di descrivere i fatti.