American History X di Tony Caye


USA 1999

120 min.

“Un mondo a parte, fanatico e organizzato, che si batte per un ipotetico white power da contrapporre al black power delle gang nere, in una sorta di diuturna battaglia volta alla riconquista dei singoli quartieri. Nei panni di Derek Vinyard, testa rasata, svastica tatuata sul petto e fisico da guerriero, lo stupefacente Edward Norton (nomination all’Oscar meritata) condensa la follia razzista che può annidarsi in una classica famiglia americana. Quando il padre pompiere viene ucciso da un balordo nero, Derek si trasforma in un feroce giustiziere mitizzato dai suoi compagni d’armi e, quel che è peggio, dal fratello minore Danny, avviatosi sulla stessa china. In un contesto duro, disturbante, e però mai manicheo, assistiamo così alla sofferta redenzione del giovanotto, finito in carcere dopo aver massacrato sotto casa due ladruncoli di colore (scena terrificante) e uscitone cambiato, ma prigioniero di un destino fatale pronto a compiersi nel finale. Kaye impagina con la dovuta solennità una moderna tragedia americana che potrebbe succedere dovunque. E se qua e là il regista si lascia andare a qualche videorealismo di troppo, il film – teso e angosciante – si impone per il suo stile asciutto, complice la bella prova degli attori (tra i quali il redivivo Elliott Gould). “(Michele Anselmi, L’Unità, 27 agosto 1999)

“Vivere e morire a Los Angeles. Niente rapine mozzafiato in American History X dell’esordiente Tony Kaye, ma solo la banale discesa nel male di un ragazzo normale. Derek (Edward Norton) è un giovane bianco, classe media, più che discreto negli studi. La causa della sua uscita di senno è la morte del padre pompiere, ucciso da un nero durante l’adempimento del dovere. Derek è pazzo di rabbia: gli immigrati clandestini, gli emarginati, in generale i gruppi etnici diversi dal suo diventano gli odiati nemici da combattere a ogni costo. […]” (Luigi Paini, Il Sole-24 Ore, 5 settembre 1999)