Selma di Ava DuVernay

Gran Bretagna, 2007

127 min.

“‘Selma’ (…) è un-grande film. Senza tinte agiografiche o santini, è il ritratto commosso, vibrante e, sì, partigiano di un campione della parola e della libertà: con merito, la regista Ava DuVernay non elude né elide i difetti di MLK, le scappatelle e l’opportunismo politico. Eppure, non è un ‘one man show’, ma una marcia collettiva, quella del 1965 da Selma a Montgomery per il diritto di voto degli afroamericani: regia piana e partecipe, sceneggiatura ‘per tutti’ e interpretazioni ottime, dal protagonista David Oyelowo al cattivo governatore Tim Roth, passando per il Lyndon B. Johnson Tom Wilkinson, non passerà forse alla storia del cinema, ma attorno non si vedono giganti, anzi.” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 12 febbraio 2015)

 

“Segmento di biografia del reverendo Martin Luther King, rievoca i mesi del 1965 (mancano tre anni all’assassinio) che videro svilupparsi nell’Alabama ferocemente segregazionista un imponente movimento per l’effettivo diritto al voto degli afroamericani, trattati come cittadini di serie B con la subdola complicità dei massimi livelli. Pieno di spunti. La figura del presidente Johnson più complessa e “progressista” di quanto abbia voluto la vulgata. La differenza tra King e la sua non violenza con altre espressioni della protesta nera e altri leader come Malcolm X, che cadrà vittima del fanatismo prima di lui. La tempra squisitamente politica di King, tenace nel perseguire gli obiettivi ma pronto al compromesso laddove lo ritiene giusto. Qualche retroscena privato ma senza strafare. Disseminato di informazioni preziose che ne esaltano l’interesse (incredibile che nell’America anni 60 sopravvivesse tanta barbarie) ma, per scelta di stile, ne comprimono le potenzialità emotive.”
(Paolo Agostini, La Repubblica, 12 febbraio 2015)